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Usurai vicini ai clan arrestati: una vittima è cugino del papà di Noemi

Sette persone sono finite in manetta per estorsione e usura. Due gruppi di persone, vicine a clan diversi, il primo composto da esponenti del gruppo di 'scissionisti' Pagano-Ferone, attivo a Casavatore. L'altro del clan Reale, attivo a San Giovanni a Teduccio. Una delle vittime è un parente di Noemi Letizia

Due gruppi di usurai vicini ai clan sono stati scoperti e fermati.

I carabinieri e la guardia di finanza hanno eseguito il fermo predisposto dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di sette persone ritenute responsabili di estorsione ed usura aggravati dal metodo mafioso.

I militari hanno scopertoquindi l'esistenza e l'attività di due gruppi distinti di usurai, il primo composto da esponenti del gruppo di 'scissionisti' Pagano-Ferone, attivo a Casavatore, nell'hinterland a nord di Napoli.

L'altro del clan Reale, attivo nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio.

I decreti di fermo sono stati emessi dai pm Maria Cristina Ribera e Ivana Fulco, a carico di: Ernesto Ferone, 42 anni; Vincenzo Pagano, detto 'zio Vincenzo' e 'Sce sce'; Domenico Caiazzo, 35 anni; Massimo Minichino, detto "o chiatt', di 32 anni; Assunta Vicchiariello, di 45 anni, Ciro Vicchiariello, 47 anni; Salvatore Donadeo, di 33 anni e Aniello Febbraio, di 47.

Gli usurai, così come è stato scoperto dalle indagini, avevano stretto nella morsa due imprenditori: un impresario musicale, Alberto Costa, che dava lavoro fra l'altro a un neomelodico napoletano,costretto a cedere quote della propria società e 200.000 euro nonché Benedetto Letizia, cugino del padre di Noemi la diciottenne di Portici, un grossista di libri, costretto a cedere la sua azienda del valore di un milione e mezzo di euro.

Tremila euro, pretesi con regolarità (il 15 di ogni mese) dai suoi usurai, appartenenti al gruppo Ferone-Pagano, costola degli Scissionisti di Secondigliano trascinano in un baratro Benedetto Letizia, che dopo aver venduto gli immobili di sua proprietà, tenta due volte il suicidio.

E' la madre ad avere il coraggio di denunciare chi sta portando il figlio alla disperazione.

Dice Letizia in una conversazione telefonica con la madre: "Mi servono 4000 euro per stamattina altrimenti questo mi uccide. Non li tengo!" Nelle intercettazioni c'é traccia anche dei tentativi di suicidio:"Mi sono appena svegliato perché ho preso 800 gocce per levarmi da mezzo", dice l'uomo, parlando al telefono con un'altra vittima dell'usura.

Il tenore delle minacce degli strozzini emerge invece dalle intercettazioni dell'utenza di Alberto Costa: "Vuoi vedere che se oggi vado dai compagni miei ad Afragola devono morire i miei figli, io lo studio dalla sera alla mattina te lo faccio chiudere. Adesso dice che ti sei messo socio quest'altro scemo, come si chiama? Nico Dsideri... non lo faccio cantare più."

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