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Ponticelli Ponticelli / Via Bartolo Longo

La faida della Sanità arriva a Ponticelli: ucciso il boss dei "barbudos"

Il 24enne Raffaele Cepparulo è stato raggiunto dai killer in un circolo di via Bartolo Longo. Era alleato di Antonio Genidoni, l'uomo considerato il mandante della strage di vico Fontanelle. Ucciso anche un 19enne incensurato, Ciro Colonna

Nascondersi a Ponticelli, lontano dalla faida della Sanità e dai morti di vico Fontanelle, non gli è servito. I killer ieri hanno raggiunto e ucciso Raffaele Cepparulo, il 24enne braccio destro di quell'Antonio Genidoni arrestato proprio come mandante del duplice omicidio, di Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna, dello scorso aprile.

Nello stesso agguato, in via Bartolo Longo, è rimasto ucciso anche Ciro Colonna, un 19enne incensurato, anch'egli presente nel circoletto abusivo in cui Cepparulo è stato freddato. È probabile sia rimasto colpito accidentalmente, morto per la frequentazione del luogo sbagliato. I medici di Villa Betania, dov'è stato condotto dal personale del 118, non hanno potuto che constatarne il decesso.

Nell'inchiesta coordinata dal pm Antonella Fratello, si approfondisce la figura e la vita di Cepparulo. Esponente dei "barbudos" – così chiamati per il loro look, barba lunga ed espressioni rudi – era il "nuovo camorrista" per eccellenza. Cura nel look, tatuaggi in bella vista (un in particolare riportava il nome di Antonio Genidoni), utilizzo continuo dei social.

Venne già arrestato lo scorso anno. Insieme ad altre tre persone, era in un'auto nei pressi di un vico della Sanità (pare) designato per un agguato. Una permanenza in cella molto breve la sua: fu scarcerato dopo sei mesi, insieme ai presunti complici, per decorrenza dei termini. In sede di Riesame era caduta l'aggravante della finalità mafiosa, restringendo il tempo a disposizione della Procura per chiedere il rinvio a giudizio.

Intanto il quartiere di Ponticelli è in fibrillazione dopo quanto accaduto ieri. Un operatore video, sul posto del duplice omicidio, è stato aggredito ed alcuni fotografi minacciati. L'Ugiv, Unione giornalisti informazione visiva, denuncia: "Non è possibile che persone emotivamente coinvolte possano sfogare la loro rabbia sugli operatori dell'informazione, sotto gli occhi di una massiccia presenza delle forze dell'ordine".

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